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cendo come i bimbi che chiudono gli occhi per sfuggire all’attenzione di chi li osserva.

— Egli sa, — pensava, — egli ha capito per chi erano scritte quelle lettere....

— E perchè tu non mi hai parlato mai di questa corrispondenza?

— Non sapevo che t’interessasse!

— Non è vero! Tu sapevi....

— Ah, sì, eravate amiche....

— Amiche! Oh, no.... — ella disse con disprezzo. — Del resto non importa. Egli non si sarà ucciso per lei.

— Questo sì! Anche senza la storia di Michela egli l’avrebbe egualmente finita male.

— E allora? Perchè dicevi che egli.... che egli.... — ella ricominciò; e sembrava tanto irritata da non poter completare la sua domanda.

— Il male era antico! Chi può sapere tutto? Forse qualcuno è responsabile della sua morte. In tutti i suicidi, come in quasi tutti i delitti, v’è qualcuno che è responsabile più dello stesso suicida e dello stesso assassino. Se queste vittime, — perchè anch’essi per lo più son vittime, — non fossero per sè stesse dannose e quindi non riuscisse necessaria la loro soppressione, la società forse si deciderebbe a regolar meglio e subito la legge di responsabilità. E si arriverà certo a questo, quando la società appunto sarà meno egoista, e composta d’individui più coscienti.