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«in quei luoghi dove tutto scintilla per nascondere il peccato.... »

— Ebbene? E tu credi che qui sia un luogo di peccato?

— Oh, certo, almeno di peccatori! — ella disse, sforzandosi a parer gaia e disinvolta. — Almeno per lo zio....

— E non ricordarti di lui! Oh, vogliamo fare una cosa? Beviamo lo «champagne» alla sua salute?

Vedendoli bere «champagne» qualcuno si volse a guardarli. Francesco era allegro e non gli dispiaceva di attirare la curiosità dei suoi vicini di tavola e di far scialo: il poeta risorgeva di tanto in tanto in lui.

Toccò il calice di Gavina col suo e disse a voce alta:

— Alla salute dello zio.

Ella rise e qualcuno cominciò a guardarla insistentemente: allora ella chinò gli occhi e ricordò una canzone che udiva cantare da uno dei giovinastri amici della zia Itria!


In fondo al mio bicchiere, in fondo, in fondo
C’è un inferno di tristezza....


— Io sono qui, — pensava — sono felice, ho caldo, mentre «egli» è disteso come un’ombra sulla neve.

S’alzò e volle tornare a casa; e lungo la strada, per quanto Francesco la stringesse la mano e scherzasse, non rise più.