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sanna, Santa Maria della Vittoria — disse Francesco volgendo la mano in giro.

— Vediamone una? — ella insistè timidamente.

Entrarono nella chiesa di San Bernardo. Ella provò un’impressione di smarrimento nel vedere la chiesa rotonda senza finestre, col pavimento solcato da zone d’ombra e da tenui striscie di chiarore giallastro; e le parve di trovarsi entro un grande sepolcro, sola, nonostante la presenza, di Francesco, smarrita, lontana da tutti, nel confine tra il mondo reale e un mondo ignoto, fantastico e pauroso. Da due giorni ella non pregava: e in quel momento comprese che mai più avrebbe potuto pregare come prima. Fra lei e Dio calava un’ombra simile a quella che avvolgeva la chiesa.

Francesco, vedendo che ella s’indugiava, la prese per il braccio e l’attirò fuori; e non le disse nulla, ma la condusse in una trattoria elegante, illuminata e riscaldata eccessivamente. Sulle tavole sorgevano alti vasi di fiori, il mosaico del pavimento scintillava. S’udiva una musica soave, lontana; ogni volta che l’uscio a vetri si apriva entravano coppie d’uomini, o di uomini e signore eleganti; e tutti sembravano felici e le donne guardavano con amore la propria immagine riflessa dagli specchi.

Sulle prime Gavina guardò innanzi a sè, impacciata e cupa, decisa a non volger la te-