Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 164 — |
fosco ma qua e là sparso di nuvolette simili a fiammelle bianche; e davanti a lei, intorno ai villini quieti che parevano disabitati, ella vedeva alberi verdi come gli alberi del suo orto a primavera, e a destra, al di là delle mura, scorgeva altro verde, e a sinistra, nello sfondo della strada, le pareva di vedere una collina fresca e fiorita.
Ella rimase alla finestra come usava al suo paese. Le sembrava che Francesco tardasse troppo, e aveva quasi paura di rientrare, di rimaner sola con sè stessa. Ad un tratto la strada s’animò: passò una donna alta, vestita di grigio e in cuffia bianca, con due graziosi bimbi ricoperti di pelliccie, candidi come ermellini; passarono altri bimbi, accompagnati da signorine in cappello di paglia o in grembiale; e donne che spingevano graziose carrozzelle simili a culle mobili ricoperte di veli. Gavina non aveva mai veduto bambini così belli e ben vestiti, e fra gli altri ne notò uno in abito di velluto, con una penna d’airone sul cappello di feltro; ma nonostante quest’apparenza di piccolo cavaliere antico, egli urtò sgarbatamente una bimba che a sua volta, da vera donnina, si vendicò mostrandogli la lingua.
Da via Boncompagni salirono frotte di operai, giovani borghesi frettolosi, e due grossi signori che si rassomigliavano in modo sorprendente, vestiti in modo eguale come due vecchi gemelli.