Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 143 — |
— Sai qual è l’errore in questo caso? È l’ostinazione di Priamo a non voler buttare la sua maschera odiosa. Questo errore io non lo scuso, no.... perchè egli non è un incosciente, no! Egli è intelligente, sano, forte; ma vada dunque a lavorare la terra, se non è capace di far altro!
Gavina s’irritava: non seppe per qual ragione, forse per far dispetto a Francesco, difese Priamo, e pronunziò una parola che fece ridere il fidanzato.
— La fatalità....
— Come, come? La fatalità? Ah, ti ho colta. E il libero arbitrio?
— Ah, in certe cose il libero arbitrio non c’entra! — ella disse, di nuovo fissando gli occhi in lontananza. — Noi crediamo di far del bene e invece facciamo del male....
— Non cade foglia che Dio non voglia....
Ma il viso di lei diventava così scuro che egli giudicò prudente di non scherzare oltre.
Ella pensava: «forse farei bene a raccontargli tutto» ma egli si stringeva nuovamente a lei, accarezzandole la mano, e diceva sottovoce:
— Guardami.... guardami.... a che pensi, Gavina?
Come sempre quando Francesco si accorgeva che ella era lontana da lui e la chiamava così, ella si scosse dai suoi sogni melanconici; sollevò gli occhi e pensò: