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stringersi l’uno all’altro e intrecciare le mani palpitanti; ma Gavina pensava ad altro, e ritirò la mano che egli baciava.

— Sarà vero ciò che si dice di Michela? — domandò sottovoce.

— Povera Michela, che disgrazia!

Ella alzò la voce:

— Ah, tu la chiami una disgrazia?

— Che vuoi che sia? Tutti gli errori umani son disgrazie!

Ella non protestò per non sembrargli animata da un sentimento di gelosia.

— Tu lo sapevi già? Perchè non me lo dicevi?

— Non sapevo nulla; me lo disse poco fa tuo zio. Del resto, tu ti meravigli di una cosa tanto naturale?

— Naturale? — ella disse con acredine; — tu chiami naturale una simile enormità?

— Tutto è naturale nella vita!... — egli rispose, volgendosi a guardare il canonico Sulis, che russava e soffiava tanto forte che pareva lo facesse apposta. — Che non mi senta tuo zio!

Ma ella gridava:

— Naturale? Ah, no, no, no.

— Tutto sta nel modo di considerare gli avvenimenti.

— Ah, no, no, caro mio! È questione di senso morale, anche! Io posso aver pietà di «quei due» ma non considero naturale il loro errore.