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steva, e dalle mani le sue labbra salivano ai polsi e poi al viso, e infine cercarono arditamente le labbra di lei, ella si staccò da lui tremando e disse:

— Andiamo da mia madre.

La signora Zoseppa e il guardiano, intenti a ripulire un mucchio di grossi grappoli d’uva da tavola, non si erano accorti dell’arrivo di Francesco; e mentre toglievano gli acini guasti discutevano pacatamente sul miglior mezzo per impedire alle volpi e alle lepri di penetrare nella vigna

— Per me, — diceva il guardiano, convinto, — non c’è che l’alloro colto nella notte di San Giovanni. Una foglia qui, una lì, sul muro, e la volpe non passa neanche se a forza di saltare le viene l’ernia! Io ne avevo colto un fascio, quest’anno, ebbene, e non me l’ha rubato, il figlio della madre? Non so ancora chi sia, ma non dispero di trovarlo; e se ciò mi riesce gli fracasso la nuca. Ma chi viene, padrona? Guardi! La signora Gavina con un signore.

La signora Zoseppa capì perchè Francesco veniva, e il suo volto sereno si coprì di un rossore giovanile, e il suo cuore battè con violenza quasi affannosa; oramai era tanto abituata al dolore che la gioia la spaventava.

Gavina e Francesco si avanzavano e parevano tranquilli: entrambi della medesima statura, modesti e vestiti senza ricercatezza, for-