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tri, paragonare la nostra felicità all’altrui dolore, il nostro dolore all’altrui felicità, e cercar di sapere, di lottare, di vivere in comunione con la natura, di ammirarla quando è bella, combatterla quando è cattiva, e sentirci orgogliosi di essere uomini, felici di esser sani, soddisfatti di esser utili a noi ed agli altri. Lei comprende queste cose. Bisogna anche praticarle; si sforzi un poco, Gavina: io sarei infelice accorgendomi non di essermi ingannato ritenendola capace di amarmi, ma d’essermi ingannato ritenendola capace di amare la vita. Gavina?

Parlando egli si animava, diventava quasi bello. Le prese una mano, gliela baciò più volte, ripetendo in tono interrogativo: Gavina? Gavina?

Ella non era abituata a questi modi, a questo linguaggio, e suo malgrado l’immagine della vita che egli le faceva balenare davanti agli occhi stanchi di contemplare un orizzonte vuoto la turbava. Ma fu un attimo. Ella aveva troppo imparato a disamare la vita ed a considerarla un semplice diritto di passaggio in terra straniera, per rallegrarsi all’idea di possederla intera, esclusivamente sua.

— Ma io, per me, sono felice! — disse sollevando la testa col suo fiero gesto. — Oh, per me!... mi basta così poco! Ma gli altri.... gli altri....

— Ma appunto perchè non ha mai pensato