Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 130 — |
— E lassù c’è soltanto neve!
— Neve per la nostra sete; ma anche sole e poesia d’immensi orizzonti.
— Poesia! Ah, è vero, lei è anche poeta, anzi poeta più che scienziato! — ella disse riprendendo il suo accento ironico. — Ed io!... Lei dice di conoscermi: ma ecco, volevo dirle anche questo.... io sono cattiva. Un tempo credevo di essere buona, adesso.... credo il contrario. Sono fredda, incapace di passione, e nello stesso tempo gelosa e vendicativa, severa con me stessa e con gli altri. Ho già tanto sofferto; son quasi stanca della vita!
Francesco s’irritò:
— Non parli così, Gavina! Oh, se sapesse, se sapesse! Lei non ha conosciuto il dolore, no: ed è stanca, non della vita, ma della sua vita; lei è come una pianta rigogliosa chiusa in un vaso troppo stretto. Mi lasci dire.... lei non ha ancora vissuto.... che cosa ha veduto lei?
— Non occorre andare negli ospedali per vedere il dolore!
— Stia zitta, per carità! Chi parla di ospedali? Mi guarderò bene dal condurla a veder gli ospedali: è là appunto che il cuore si atrofizza: il dolore non si sente più. Non tema....
Ella ebbe timore di averlo offeso, tuttavia non gli domandò scusa.
— Ma di che parla, allora?
— Parlo della gioia, non del dolore. Non cer-