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La vedova maldicente fu la prima a sparger la voce che fra Michela e Priamo esistevano relazioni intime, e aggiungeva che la figlia del contadino stava quasi sempre sola in casa e poteva ricever chiunque a suo piacere. Il canonico Sulis sbuffava, sgridava la vedova, ma poi dava un’occhiata alla sua sottana unta e diceva:

— Troppo lusso, troppo lusso, quel ragazzo! È vestito di seta e con nastri come una donna. Dio l’aiuti, Dio l’assista!

Gavina trattava Michela con disprezzo, pure ostinandosi, per orgoglio, a crederla pura.

— No, ella non è della razza miserabile dei suoi vicini di casa; non può essere bugiarda e corrotta; altrimenti io non l’avrei scelta per amica.

Ma un giorno Francesco Fais le mandò una rivista con un suo studio su certi fenomeni isterici da lui osservati nelle donne di un piccolo paese sardo ove infieriva una specie di epidemia religiosa. Queste donne avevano strane visioni erotico-mistiche; alcuno si credevano indemoniate, altre «vedevano» santi ed angeli.

Per la prima volta in vita sua Gavina intravide la verità: comprese che Michelaave-