Pagina:Sino al confine.djvu/12


— 6 —


— Oh, se egli continua così, io prenderò qualche serio provvedimento! — disse il signor Sulis, con voce dolce ma ferma. — Non ho peccati da scontare, io, perchè possa rassegnarmi ad aver un figlio fannullone, ubriacone, malandato! Egli non ha voluto studiare: voleva fare il proprietario, l’agricoltore, il prete! E invece fa il vizioso! La finirà male!

Allora la madre sollevò il viso triste e severo, che rassomigliava a quello di Gavina, e corrugò le folte sopracciglia nere.

— Luca è giovane: metterà giudizio. Egli non è cattivo: è religioso, è timoroso di Dio: non è un ladro, non è un donnajuolo perchè debba finirla male!

— Meglio ladro che ubbriacone.... meglio.... — disse il vecchio; ma non finì la frase per riguardo a Gavina. Del resto, egli non era troppo in collera: il suo viso di vecchio grasso e bonario (aveva quasi vent’anni più di sua moglie) e i suoi occhietti grigi e vaghi come quelli dei bimbi lattanti, conservavano la solita espressione di bontà ingenua. Alzò la voce solo quando la serva, che entrava portando in un piatto di stagno il bollito di montone, si permise anche lei di difendere Luca.

— Bisogna compatire la gioventù, padrone! Chi non è stato giovane? Luca non fa male a nessuno.

— Egli fa del male a sè stesso! E tu da’ retta a me, Paska: ficcati nei fatti tuoi!