Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 112 — |
stani bisognava trattarli bene, e dopo mandorle ricevettero un pane bianco, dolci, fichi secchi.
Poco dopo Paska dovette aprire di nuovo, e si stizzì vedendo i ragazzetti con le berrette in mano. Questa volta essi non domandavano le mandorle, e ridevano; ma stringendosi gli uni agli altri alquanto spaventati annunziavano il passaggio d’un morto.
— Ma un morto davvero, zia Pà! Aspettate, aspettate! È tutto bianco.... Scappiamo!
Scapparono, mentre in fondo alla strada appariva un fantasma, con una borsa bianca infilata al braccio. Paska fece un segno di scongiuro, ma il fantasma le si avvicinò egualmente e disse con voce flebile:
— Qualche cosa per un povero morto! Almeno un boccale di vino!
— Benedetto tu sii, sei Francesco Fais! Mi hai spaventata. Entri?
Egli non si fece pregare. Luca, Gavina e la signora Zoseppa finivano di cenare, ed erano melanconici e pareva pensassero ai loro morti; ma appena videro il fantasma si animarono, e il viso istupidito di Luca s’illuminò di gioia. Francesco si levò dal capo il lembo del lenzuolo che lo avvolgeva e guardò Gavina.
— Avevo un affaruccio da sbrigare qui in città, e perciò son passato di qui: parto domani, — disse sorridendo.