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— Come, Priamo è tornato?

— Ieri, sì. Io quasi non lo riconoscevo; sembra un vescovo, tanto s’è fatto bello e serio. Ora prenderà gli ordini: è tornato per questo. Verrà certo a trovarvi...

Infatti, poco dopo mezzogiorno, mentre chiudeva le finestre dell’ultimo piano, Gavina vide Priamo davanti al portone del canonico Sulis. Egli sembrava davvero un elegante monsignore, e la sua sottana e la ricca mantelletta lucevano come il raso; ma il suo viso, più pallido del solito, d’un pallore malaticcio, ricordava il viso di certi condannati, usciti appena dal carcere dopo scontata la pena. Siccome egli guardava le finestre al pianterreno, Gavina potè vederlo senza essere veduta; ma il cuore le balzava in gola e per calmarsi dovette sedersi sulla scala.

— Egli verrà qui, adesso! egli verrà qui! Come devo fare? Gli farò dire da Paska che non c’è nessuno, — pensava; ma un tratto sollevò fieramente il viso e disse a voce alta:

— Perchè dovrei aver paura?

Balzò in piedi, andò nella sua camera, si pettinò, si cambiò. Ma non si faceva bella per lui, no; anzi voleva mutare aspetto per un istinto di finzione; voleva apparirgli diversa dal solito, come voleva nascondergli i suoi intimi pensieri. Un colpo violento battuto alla porta la fece trasalire. Paska, forse

Deledda, Sino al confine. 7