(ibid. col. 117 d, 118 a). Non si può credere che di proprio arbitrio gli esattori dei dazii avessero recato un sì notevole aumento nel valore del Modius, quando non avesse cominciato a pigliar piede un corrispondente aumento della capacità del Modius o per lo meno del peso della libbra. Infatti, in un inventario Bresciano del 905 (ibid. col. 727 b) troviamo: invenimus etiam in eodem monasterio de terra arabilis ad seminandum inter totam modia CCLIX, de vinca ad modios francischos CCXLII. Qui il Modius francischus si può intendere in due maniere: o come una misura agraria fondata sul rapporto che praticamente esisteva fra una quantità data di semente ed una data estensione di terreno (cfr. Tab. Heron. 5 § 15 in Metrol. Scr. 1 p. 190; Balb. Tab. de Mens. ibid. 2 p. 124, 14: in centuria agri iugera CC, modii DC): oppure come un dato del prodotto medio della vigna, come oggidì nel contado si dice che il tal fondo è di tante staja (di frumento), e la tal vigna di tante brente (di produzione media). Esempi del Modius del vino ne abbiamo in Du Cange s. v. Ad ogni modo, in un caso o nell’altro perchè sia possibile questo ragguaglio, è necessario che si tratti di una misura di capacità fissa ed entro un certo àmbito pienamente conosciuta, precisamente come da noi erano lo stajo e la brenta, o come nel 905 dovea essere il Modius Francischus in opposizione ad un’altra specie di Modii. È da notarsi infine che il sistema delle misure di capacità introdotto da Carlo Magno (Saigey, Traité de Métrol. p. 112 seg.) è quello che maggiormente si addimostra connesso con quelli che sopravvissero fino ad oggidì, mentre dopo di lui non abbiamo trovato un sol documento che ci lasci anche solo con qualche verisimiglianza argomentare, che, dove troviamo una di queste misure con nome romano, si debba ritenere che anche la capacità si fosse, per quanto era possibile, mantenuta inalterata. Probabilmente la introduzione del sistema francese di misure di capacità avvenne fra noi tra il 799 ed il 806. Non potremmo dare altra spiegazione più verosimile al fatto, che il vescovo Tachimpaldo col suo testamento del 799 avea stabilito che si distribuissero ai poveri triginta modia grano vino anforas tres (Lupi, I, 643 seg.) mentre nel 806, non sapendo se un tale prodotto poteasi ottenere dai fondi legati, lascia in arbitrio dei custodi delle Basiliche beneficate di fare la distribuzione in