braccia l’undecimo, il duodecimo e, per lo meno, la prima mela del decimoterzo secolo, noi non abbiamo alcuna prova diretta per istabilire quale fosse il peso di una almeno delle misure del vino: crediamo tuttavia che la induzione, tratta dalle scarsissime notizie che ci fu dato di raccogliere, varrà a gettare qualche luce anche su questa oscurissima epoca. A Roma l’olio si misurava col Congius, col Sextarius e così via126, anzi erasi introdotto l’uso di un corno trasparente, segnato con dodici cerchi corrispondenti alle dodici once metriche in cui esso era diviso, e la cui contenenza era pari a quella della Emina127. Per quanto tempo siasi continuato questo costume, non sappiamo; certamente però all’epoca langobarda l’olio si pesava, poichè nella convenzione commerciale del 730 fra re Liutprando e quelli di Comacchio troviamo: «oleo libra una128;» poco dopo quell’epoca, in una carta milanese del 777: «oleum libras duocenti, — ut inluminentur ibique ex ipso oleo per cotidianas noctes cecendelas quatuor, et omnibus diebus cecendele uno129,» in una nostra carta di precario del 828 un certo Agemundo di Tagliano si obbliga ogni anno nella festa di S. Alessandro di dare «oleo libras tres130.» Tutto lascia presumere però, che quando nel secolo undecimo si stabilirono le nuove misure pei liquidi, anche l’olio vi venisse compreso, e se per la corrosione del documento non possiamo sapere, se l’olio si misurasse, oppure ancor si pesasse nel 1032131, in un atto però di donazione all’altare di s. Silvestro posto nella Cattedrale di s. Vincenzo, che fu scritto nel 1086, è stabilito che «persolvant — Sextarium unum de