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e ciò a tutto danno dei fornai, poichè, sebbene non possediamo uno studio sul corso delle nostre monete in questi tempi, tuttavia possiamo argomentare, che se nel 1282 il fiorino d’oro acquistavasi nella nostra città con quindici soldi imperiali (Ronchetti, Mem. stor. 4 p. 171), e se nel 1317 lo stesso fiorino acquistavasi con soldi imperiali 30 1/2 (Ronchetti, 5 p. 35), bisogna ammettere che il valore del soldo, e rispettivamente del denaro, fosse caduto in questo frattempo al di sotto della metà.

§ 3. Questi inconvenienti furono sentiti dal podestà Pagano da Bizzozzero, che diè mano ad una riforma del nostro Calmerio, da una parte aumentando la produzione media della pasta e del pane per ogni Stajo, dall’altra accordando una più equa retribuzione ai fornai, cioè portando da 2 a 12 i denari di loro mercede per Stajo da computarsi nel prezzo del frumento, aggiungendo anzi di più, che nel dare il Calmerio ai fornai che abitavano super stratam (cioè a settentrione della linea che partendo dall’Adda e passando per Calusco, Terno, Ponte s. Pietro, Longuelo (esclusa la città), Seriate, poneva capo nell’Oglio a Caleppio, Stat. an. 1204-48, 14 § 10; Stat. an. 1353, 14 § 7 ecc.), si avessero ad aggiungere 6 denari per ogni Stajo (Stat. an. 1353, 7 § 45; Stat. Datior. fol. 62 v.). Questo Calmerio venne mantenuto in tutti gli Statuti posteriori, e se anche in esso la produzione del pane vediamo essere al di sotto di quella che si potrebbe ottenere da uno Stajo di frumento di buona qualità, che abbia il peso da 76 a 77 chilogrammi per ettolitro, non bisogna dimenticare d’altra parte che anche qui fu mantenuto