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dove, come vedemmo (§ 3), si conservò il comune Piede identico all’antico romano, dove il Braccio non è che un doppio Piede romano, dove gli Statuti ebbero cura di preservare da ogni alterazione il Piede di Liutprando, stabilendone il valore in rapporto alla misura cittadina più nota e insieme più usata, nel tempo stesso che ambedue queste misure aveano una comune origine dal Piede romano, questa corrispondenza, ripetiamo, ci dimostra che le misure agrarie, le quali prevalsero fino a pochi anni fa presso di noi, si possono ricondurre quasi colla più storica certezza fino a quei tempi nei quali i nostri documenti cominciano a gettare qualche raggio di luce sovra di esse, e le quali quindi dobbiamo tenere come uno dei più preziosi monumenti che, lottando coll’opera distruggitrice dei secoli, sieno giunti fino a noi a rivelarci questa parte sì importante della vita sociale de’ nostri antenati.
§ 14. Una delle cause di alterazione delle antiche misure è già notata negli Excerpta ex Isidoro, dove, dopo essersi parlato delle diverse lunghezze della Pertica, si aggiunge: idcirco putamus ministeriales imperatoris maiores in accipiendo, minores in dando mensuras habuisse (Metrol. Script. 3Fonte/commento: Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/256 p. 136, 20). La spiegazione di questa osservazione si trova nella legislazione del basso impero e in quella delle età di mezzo. Una legge di Onorio del 409 prescrive: Velut licito committi, frequenti laesorum deploratione didicimus, ut maioribus subiectis mensuris atque ponderibus gravi possessor damno quatiatur: Jubemus ut cura et solertia Defensorum hoc fieri a Susceptoribus non sinant cet. (Cod. Theod. 11, 8, 3); nell’Editto