manifesto da meritare che ne sia tenuto calcolo. D’altro lato, il rapporto che bentosto porremo in rilievo fra la Pertica e lo Jugero non può che confermare una tale induzione. Infatti in una carta milanese del 872 abbiamo: per mensura iusta iuge legiptima una — per mensura iuxta perticas iugales quattordecim — toti insimul perticas iugales viginti et sex (H. P. M. 13 col. 374). Perchè quattordici Pertiche unite ad un Jugero sommassero a 26 Pertiche, era necessario che nello Jugero entrassero 12 Pertiche. Ora, 12 Pertiche da 24 Tavole ciascuna avrebbero dovuto dare per l’intero Jugero Tavole 288, e questo è confermato pienamente da altro nostro documento del 898 (Lupi 1, 1077) dove per cinque pezzi di terra si danno le seguenti misure in Tavole 83+70+25+103+72 1/2= Tavole 353 1/2 dalle quali, detratto il valore dello Jugero in 288 Tavole, restano Tavole 65 1/2; ed infatti ivi è detto, et est tote insimul ioge una cum tabulis sexaginta quinque et dimidia (cfr. anche ibid. 727). Questi risultati ci dimostrano, che se all’antica decempeda fu sostituita la Pertica da 12 Piedi col valore ciascuno di un Cubitus, lo Jugero però rimase, come all’epoca romana, una superfice rettangolare, che avea di lunghezza Pertiche lineari 24 e di larghezza Pertiche lineari 12. Questo fatto ci spiega anche il perchè noi troviamo la Pertica divisa in 24 Tavole, anzichè in 12, come parrebbe doversi attendere dal sistema duodecimale scrupolosamente osservato nelle nostre misure agrarie, e come in pari tempo il nome di Pertica, da quello della canna da 12 piedi usata dagli agrimensori, sia passato ad indicare una determinata quantità superficiale di terreno, che