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mitivo (Saigey, Metrol p. 110 seg.), come a nessun conto sì può tenere per tale neppure quello del nostro Braccio. Ora, due di questi Piedi parigini darebbero millimetri 649,68: la differenza di 10 millimetri si può giustificare in troppe guise e con troppi esempi, perchè possa essere di ostacolo ad accettare questi congettura. Ciò che importa stabilire si è, che è antichissimo il costume di calcolare in certe misure sul doppio Piede. Per lo meno ai tempi di Augusto la Ulna, verisimilmente la lunghezza dell’intero braccio, era tenuta come la terza parte dell’all’altezza del corpo umano (Hultsch, Metrol. p. 63), e siccome questa ordinariamente era ragguagliata a sei Piedi (Hultsch, ibid. Nota 9: sotto l’impero pel reclutamento si teneva la media di Piedi 5 Once 10, e più tardi Piedi 5 Once 7, Marquardt, röm. Staatsverw. 2 p. 524), così la Ulna veniva ad indicare una lunghezza di 2 Piedi. Quindi in Virgilio, Egl. 3 v. 104 seg. abbiamo:
Dic, quibus in terris, et eris mihi magnus Apollo, |
dove il Poeta con questo indovinello voleva indicare la tomba del mantovano Celio, e quindi con tres non amplius ulnas la lunghezza dell’umano corpo. E siccome, già il vedemmo (§ 4), si riteneva ugualmente lungo lo spazio che intercede fra l’una e l’altra mano tenendo distese le braccia, così in Ovidio, Metam. 8 v. 748 seguenti troviamo: