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varono sempre fra due o tre campioni ufficiali di una stessa misura, e notando come per gli usi giornalieri del commercio basti servirsi delle tre prime cifre decimali, trascurando le altre come insensibili, cita a questo riguardo appunto il nostro Braccio (Istruz. ecc. p. 92 seg.). Siccome però la diligenza usata in questa operazione fu estrema (Tav. di Ragg. ecc., Pref. p. IV; Istruz. ecc. p. 92), così terremo conto anche delle ultime tre cifre, notando che in qualunque modo noi possiamo contare di avere il valore del nostro Braccio da due fonti affatto diverse con una divergenza, che potremmo tenere quasi per trascurabile, trattandosi di rapportare i nostri computi ad epoche più remote.

§ 9. Ora dobbiamo parlare di un’altra maggiore misura, la quale, come vedremo tosto, si riattacca col nostro Passus o Brachium. I tessitori del panno e della tela aveano una speciale misura detta Paries, ed anche oggidì Parét, (Tiraboschi, Vocabol. s. v. Parét). Forse questa era anche anticamente una misura agraria, che pare non abbia potuto pigliar piede pel prevalente predominio del sistema di Liutprando; ed infatti, in un documento di locazione di fondi su quel di Brescia scritto nel 897, e che sgraziatamente in questo punto è corroso, si legge: Marsalias tres in iugas octo parietes... (H. P. Mon. 13 col. 620 d), dove la parola parietes, susseguita con tutta verisimiglianza da un numero, parrebbe indicare una suddivisione dello jugum od jugerum. Nel nostro Statuto più vecchio troviamo menzione di questa misura in quattro distinti luoghi: primamente dove è stabilito che nessuno: emat nec vendat pannum ad parietem (10 § 17),