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altre partizioni, le quali non fossero la quarta o la mezza quarta. Ed infatti anche nello Statuto dei mercanti del 1457 non troviamo indicazioni, che vadano più in là di queste frazioni, poichè vi leggiamo: nisi dicta pecia panni et dictus cavezolus sint brachia duo et quarta una; quod quelibet pecia fustani sit alta ad minus quartas tres et media (Stat. mercatand. mercat. Perg. §§ 65, 73). — Quanto alle riduzioni di questo Braccio in misura metrica, noi me possediamo due, l’una indiretta, l’altra diretta. La prima è quella del Cristiani (delle Mis. ant. e mod. p. 26), il quale attribuisce al nostro Braccio, da lui detto Alla, la lunghezza di Linee parigine 291, le quali corrisponderebbero a millimetri 656,446. La seconda è quella della Commissione governativa della Repubblica italiana, la quale ne diede un maggior valore, cioè in millimetri 659,319 (Tav. di Ragg. p. 10; Istruzione ecc. p. 109), che corrisponderebbero a Linee parigine 292,27. Quantunque la differenza non giunga a 3 millimetri, tuttavia dobbiamo accettare come valore più approssimativo quello della Commissione del 1801. Il Cristiani faceva i suoi confronti su campioni di Piedi di Parigi e con Compassi di proporzione, che erano in commercio, i quali quindi, per quanto esattamente costrutti, non potevano rispondere alle più strette esigenze della scienza; i campioni invece del Braccio di Milano e della Tesa di Parigi, usati da quella Commissione, sotto un tale rispetto, non potevano soffrire eccezioni di sorta (Istruz. cit. p. 43). Abbiamo poi accettato come valore il più approssimativo, e non altro, anche quello della Commissione, perchè l’Oriani, parlando delle divergenze che si tro-