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ria, o quinaria del Cavezzo. Infatti, dacchè da oltre due generazioni questa misura non è più impiegata negli usi agrimensorii, e il vero Cavezzo agrimensorio andò, si può dire, perduto, si continua dal nostro popolo a considerare questo come formato da cinque Braccia di fabbrica, il che viene ad attribuirgli un valore di metri 2.657,07, superiore al vero. Inoltre nel nostro contado abbiamo potuto trovar traccia di un metodo di determinare la base delle misure agrarie, che ammette e la divisione quinaria del Cavezzo, e in pari tempo il cubito umano come sua base principale. Si prende la lunghezza del cubito di un uomo di media statura che tenga la mano distesa, ed alla sommità del medio si aggiungono due dita traversali. Secondo una pratica, che deve risalire a queste epoche remote, cinque di questi cubiti colle due dita danno il Cavezzo o mezza pertica lineare. Se il rustico agrimensore è più o meno alto di statura, riduce ad uno o porta a quattro le dita traversali aggiunte al cubito, e così su questa base costruisce la canna colla quale procede nelle sue operazioni. Abbiamo voluto tener conto di questo particolare, e a conferma delle cose premesse, e perchè si vegga che non è solo alle origini che le nostre misure presero norma dalle parti del corpo umano, ma sibbene che anche in epoche più avanzate fu forse questo uno degli unici mezzi con cui talune di esse pervennero fino a noi. Il metodo che ora abbiamo spiegato è tuttavia troppo indeterminato, perchè il lettore possa attendersi anche solo un ragguaglio approssimativo. — Quanto alle suddivisioni di questo Braccio da legname e da fabbrica i documenti ci