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lignaminis, e bisogna credere che questo. rapporto fosse tenuto per esatto ed effettivo, perchè questo Braccio si chiamava anche Brachium terrae. Infatti negli stessi Statuti (2 cap. 285) troviamo quanto segue: alveus fluminis Olonae aptetur a loco de Certiate, usque ad locum de Castignate, taliter, quod dictus alveus sit largus, seu in amplitudine ad minus, per Brachia duodecim, ad Brachium terrae et lignaminis. Il rapporto chiaramente definito permetteva adunque di usare indistintamente l’una e l’altra misura per indicare le distanze e le lunghezze sui terreni: infatti 12 Braccia doveano dare esattamente 16 Piedi liprandi. Il Braccio di Milano, di cui si conservava un campione costrutto nel secolo passato da abilissimo artefice, fu posto a confronto dalla. Commissione del 1801 col campione della Tesa di Parigi posseduto pure dalla Specola di Milano, e dopo 200 osservazioni fatte da diverse persone ne risultò che il Piede di Parigi corrispondeva ad Once 6 Punti 6 Atomi 7 1/2 di quel Braccio (Istruzione sui Pesi e Misure (Oriani) p. 43) onde il valore di questo nelle nuove misure risultò di millimetri 594,9364 (Ibid. p. 47). Tale essendo la lunghezza del Braccio, è chiaro che il Piede liprando avrebbe dovuto essere di millimetri 446,402. Se questo valore è effettivamente superiore a quello attribuito al Piede agrimensorio da tutti i metrologi del secolo passato e del presente, non è a meravigliarsene. È uno dei caratteri di quest’epoca una tale divergenza di due misure, quantunque la consuetudine e la legislazione persistessero a tenere l’una misura coll’altra in istretto rapporto. Non ultima delle cause di questo fatto