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di quanto si riferisce al nostro dialetto antico e moderno, ci comunicava non ha guari la seguente nota: «In carta del 1523, Civ. Bibliot. rotolo 1035, ho letto: veniendo cum gronda dicti tecti pluentis in curtem dicti Christophori per unum peliprandum extra murum. Nel 1535 un Bernardino Giovanelli comperava in Gandino un pelibrando. Questa voce, che sta per iscomparire affatto, è talvolta usata nella Val Gandino per significare un tratto di terreno circostante e spettante ad una casa, od anche un andito strettissimo tra le mura di due case.» Ed infatti, ancora gli agrimensori del principio di questo secolo scrivevano che «la ragione delle gabbate, siepi vive, stillicidii è quella del piede d’Aliprando» e che «le viti, a seconda del modo col quale sono allevate, hanno la ragione del trabucco o del piede Aliprando verso il confinante (Guerrino, Euclide in campagna p. 122, 135).» Una leggenda raccolta intorno al 1060 nella Cronaca Novalicense, parlando di re Liutprando, reca quanto segue: tante longitudinis fertur habuisse pedes ut ad cubitum humanum metirentur. Horum vero pedum mensura per consuetudinem inter Langobardos tenetur in metiendis arvis usque in praesentem diem, ita ut pedes eius in pertica vel fune quatuordecim faciant Tabulam (Chron. Noval. 2, 1 in Rer. Ital. Ser. 2, 2 col. 714; cfr. Du Cange s. v. Pertica e più sotto § 3Fonte/commento: Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/256). Questo Piede era usato per la misura dei terreni anche in Toscana, dove G. Villani (Istor. fior. 2, 9) asseriva essere di poco più piccolo del Braccio fiorentino, e l’asserto del Cronista della Novalesa, oltrechè da questo, si trova anche pienamente convalidato dai documenti. In una notaFonte/commento: Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/256 milanese del 890