no fondate sul peso della libbra grossa: ma che in pari tempo le once di marco fossero a quest’epoca in pieno uso pei metalli preziosi, lo chiarisce il fatto, che lo stesso Statuto indica ad once e senza altro predicato, che qui diventava affatto inutile, di quale entità dovessero essere i lavori grossi, di quale i minuti in oro ed argento (8 §§ 63, 64: et intelligatur laborerium seu opus minutum (argenti) — omne opus quod esset ponderis duarum onciarum vel minoris in una massa; et intelligatur opus grossum — quod esset ponderis ultra duas unzias), più ancora la notizia che le marche erano conservate nella Camera del Comune, che erano di ferro, e che doveano servire di prototipo a tutti gli altri campioni di identici pesi sparsi per la città (13 § 2; quod nullus debeat uti nec pensare de aliqua bilancia nisi habuerit omnes Marchas — ad mensuram illarum que sunt in Camera Comunis Pergami . que marche sint de ferro et non de alio metallo. Più tardi si ammisero di bronzo e di ottone, Stat. an. 1457, 1 § 208). Rassodata la dominazione viscontea in queste parti, era naturale che venisse anche a rassodarsi l’uso e, quel che, è più, la perfetta corrispondenza fra il marco di Milano ed il nostro, che pure dovea pervenirci da quella città, e che per sua natura era affatto estraneo alla base, sulla quale erano fondati tutti gli altri nostri pesi generalmente usati per secolare consuetudine; e se dapprima la verificazione del marco e delle sue once era imposta con ispeciali ordinanze, lo Statuto del 1353 lo comprende senz’altro in quella tariffa di verificazione dei nostri pesi e delle nostre misure, la quale per la prima volta troviamo in esso data per