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librarum decem candellarum (fol. 70 r), ma anche queste sono libbre piccole perchè, come vi sta scritto pensis unius carnium salsarum, pensis unius casei, ugualmente vi si sarebbe scritto pensis unius candellarum, quando si fosse veramente trattato di dieci libbre grosse; poi perchè la cera si pesò sempre fino ai dì nostri a libbre sottili, e la prima indicazione ci prova che ai castellani della Veneta Repubblica si passavano delle candele di cera, mentre quelle di sego, già fin dal tempo della compilazione dello Statuto del 1353, pesavansi a libbra grossa, come si ricava dalla seguente disposizione (7 § 18): quod aliqua persona faciens rei vendens candellas non possit nec debeat accipere de libra ipsarum candellarum sepi unziarum triginta ultra denarios vigintiocto pro qualibet libra. Si usava adunque indistintamente e senza alcuna aggiunta il nome di libra ad indicare e la grossa, e la sottile: e questo dimostri che, se anche nei nostri documenti, i quali risalgono ad un’epoca in cui sfortunatamente non possiamo con diretti argomenti provare la esistenza della libbra grossa, troviamo il nome di libbra senz’altra indicazione, che la qualifichi, ciò non può bastare per indurne che appunto per questo a quell’epoca non fosse in uso che la sola libbra sottile.