denarii faciunt unciam, et duodecim unciae faciunt libram; l’Hocsemius in Adolfo a Marca, Episc. Leod. c. 18 asserisce in provincia Coloniensi unciam viginti Sterlingos ponderare, sterlingum triginta sex vel circiter hordei grossi grana, sive speltae, octo vero uncias Marcam adaequare. Questi piccoli grani servirono di base anche alle misure di lunghezza: Excerpta ex Isid. in Metrol. Scr. 2 p. 136, 9: quidam autem quinque grana ordei transversa tam indici quam impudico sive medio convenire iudicantes, hos tres digitos simul iunctos unciam dixerunt — quidam ergo VII grana ordei in transverso posita pollicem iudicaverunt; l’Assbaa, misura di lunghezza degli Arabi, conteneva sei grani di orzo (Saigey p. 78). Questi pochi esempi ci persuadono, che per le più minute suddivisioni dell’oncia e del denaro gli orefici o gli speziali, almeno fino a una cert’epoca, abbiano adoperato grani di frumento, d’orzo o d’altro cereale, e che si sia lasciato alla natura il compito di guarentire una sì gelosa operazione, quale è quella di portare il calcolo sovra frazioni sì minime di peso, senza che la legislazione, attesa la imperfezione delle arti, potesse immischiarsene. — Se la riforma dei pesi introdotta da Carlo Magno lasciò inalterata la nostra libbra, la quale, salvo una piccolissima differenza, e pel suo valore, e per la sua divisione in 12 once, dimostrasi una schietta derivazione dall’antica libbra romana, questo tuttavia non possiamo affermarlo rispetto al sistema di partizione dell’oncia. E bensì vero che la divisione di questa in 24 denari richiama, con mutato nome, quella dell’oncia romana in 24 scripula, (Hultsch, Metrol. p. 111): ciononostante nella età di