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libbra grossa, e che questa già fin d’allora fosse in pieno uso. Accresce probabilità a questa induzione il fallo di veder comparire questa libbra appunto in un’epoca, nella qual l’antico sistema romano di pesi e misure veniva rimutato del tutto, e ad esso si sostituiva un nuovo sistema imposto dalla conquista (Saigey, Metrol. p. 109 seg.), come pure il trovare già nel 817 la libbra di pane del peso di 30 soldi, anzichè di 20, com’era la libbra di Carlo Magno (C. Aquisgr. in Canciani, Leg. barbar. ant. 3 p. 363), e inoltre il sapersi che dal quarto secolo in avanti, per una divisione del romano Centumpondium identica a quella del Talento attico (Hultsch, Proleg. in Scr. Metrol., 1 p. 90), s’era venuta a formare una Mina o libbra da 20, anzichè da 12 once, detta italica o romana (Galen. in Metr. Scr., 1 p. 221, 16: Epiph. ibid. p. 266, 14; 2 p. 105): per cui la duplicità di questi pesi, quale che ne fosse la origine, non era cosa nuova da parecchi secoli prima dell’esempio citato dal Lupi.

§ 3. Sfortunatamente sono troppo scarsi i nostri documenti perchè ci sia concesso riportare delle prove più dirette: ad ogni modo, misurando la tenacità colla quale il popolo in generale guarda quelle cose, che più davvicino ne toccano gli interessi, ci sembra non si debba aver difficoltà ad ammettere che, quando nella nostra più antica legislazione statutaria troviamo senz’altre aggiunte accennato alla esistenza di questa libbra grossa, o del suo multiplo che è il Peso (Pensis), in pari tempo sia lecito ritenere, che debba essere stata assai antica la consuetudine di avere una libbra speciale pei grossi pesi, ed un’altra per le mi-