Lat. 3,784). Questo peso è di grammi 5558,050 (Marquardt, a. l. c. Nota 4) e quindi corrisponde a 17, non a 10 libbre romane, o, per meglio dire, avea il valore di 10 libbre da 20 anzichè da 12 once. Se qui si trovi il germe di quella distinzione così comune delle libbre grosse e delle sottili, è difficile a definirsi, sebbene tutto stia per una risposta affermativa, anzichè per una negativa; in qualunque modo delle differenze doveano esistere, poichè troviamo una speciale menzione pei pondera auraria et argentaria (Orelli, 1530), per la libra Septiciana (Martial., Epigr. 8, 71. 6) ed in questo argomento non è men degno di considerazione il seguente passo di Simmaco (Ep. 10. 33): nam mille sexcentas auri libras decennalibus imperii tui fastis devotus ordo promisit, urbanis ponderibus conferendus idest trutinae largioris examine. I Langobardi si attennero al sistema romano di monete e di misure (v. Introd. § 3 e Nota 27), ma sotto Carlo Magno noi sappiamo effettivamente che l’antica libbra romana venne alterata, ricevendo un maggior valore (Saigey, Traité de Metrol. p. 114 seg.; Vuitry in Compte-rendu de l’Académ. des sc. moral. et polit. 1876 p. 282 seg.; Le Blanc, Dissert. histor. sur quelques monnaies ecc. p. 83; Repossi, Milano e la sua Zecca, p. 46). Che qui siensi sentite le conseguenze di una tale riforma, la quale deve essere avvenuta prima del 789 (Saigey, a. l. c.) darebbe parzialmente a sospettarlo il fatto, che gli esattori sul sale proveniente da Comacchio, contrariamente alla convenzione del 730 (Troya, Cod. dipl. lang. 3,480; Hist. Patr. Mon. 13 col. 18), esigevano un Modius non di sole 30 libbre, ma di 45 (H. P. M.