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che esso vi aveva dato, che comperasse i sessantamila ducati limpidi di rendita eretta sul gran libro del debito pubblico. Or quando il Re fa queste sfacciate ladronerie qual meraviglia che gl’impiegati rubino anch’essi! Nel medio evo alcuni re assoldavano gli assassini, e con questi dividevano le prede fatte ai mercatanti viaggiatori: e Re Ferdinando non fa peggio di quelli?
Mentre la nazione manca di pane, il Re ed il Ministro delle Finanze vogliono torre il debito pubblico; ed ogni sei mesi si tragge a sorte un numero di creditori dello Stato ai quali o si restituisce capitale, o si dà un interesse minore. Il solo Rothscild, che è creditore di grandissime somme che non si voglion pagare, non è rimborsato, e gli si paga l’interesse del cinque per cento. Si toglie il pane ai figliuoli, e si dà ad un estraneo: a questo ebreo grazie e favori, nelle sue mani è tutto il monopolio del commercio. E quando si deve far qualche decreto pel quale la rendita pubblica rialza od abbassa: il Re: il Re dico, ed i Ministri mandano le persone a negoziare. Fingono di vendere o di comperare, ed assassinano i privati che nulla possono sapere di cotesti neri intrighi ed infamie.
I privati depongono i loro denari nel banco (che dice real tesoro, perchè qui tutto è reale) e ne hanno una carta che ha valor di moneta. Questo danaro invece di rimaner inutile vien rimesso in commercio, ed è in una cassa detta di sconto, la quale lo dà in prestito al tre per cento, ed il governo ne ha un guadagno. Il ministro Ferri vedendo che in alcuni anni questo guadagno è diminuito, ha moltiplicato sì stranamente le convinzioni de’ prestiti, che i negozianti non possono aver più danari e sono costretti o a farsi strangolar dagli uomini, o a ricorrere al Rothscild; il quale, perchè a lui nulla si nega, prende il danaro alla cassa di sconto alla ragione del tre, e lo ridà alla ragione del cinque, del sei, o del sette.