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i più d’essi balestrati in cattedra per intrighi1, non vanno quasi mai, o se vanno salgono in cattedra, e belano mezz’ora. In tutto un anno fannosi meno di cento lezioni, v’ha di professori che ne fanno una sola; altri non avendo chi li ascolti pagano un paio di giovani a quali gettano una lezione. Negli esami pe’ gradi dottorali chi può dire quanti intrighi e frodi e ruberie si fanno? In Napoli sono tre pubbliche biblioteche ma pochissimo tempo sono aperte, pochissimi libri si possono leggere; nelle province non v’ha biblioteche affatto, chè ivi non si deve leggere, ma chiudergli occhi, ubbidire, e pagare. Le università della Sicilia sono anche peggiori di quelle di Napoli, vote spelonche dove si ode la moribonda voce di eunuchi professori. I licei ed i collegi sono più pessimi di queste pessime università, senza maestri e con ignorantissimi pedanti, malvagi metodi d’istruzione, rapaci rettori, i prefetti sono stoltissimi e villanissimi pretonzoli; i giovanetti nulla imparano, anzi imparano ad essere stolti, frivoli, ignoranti, presuntuosi, ipocriti, delatori. I seminarii variano di disciplina secondo i Vescovi: vi si studia sempre il latino, o non s’impara mai, o barbaramente. Le scuole primarie e secondarie fanno pietà: i maestri privati fanno bottega di studii: i gesuiti tengono maestrelli di venti anni, ed insegnano viltà, ipocrisia, spionaggio, barbaro latino, barbaro greco, e nulla d’italiano. In somma nel regno delle Sicilie è un miracolo che sieno

  1. Morto il Galluppi, il Re ha nominato professore di filosofia Luigi Palmieri, valentissimo fisico. Il Ministro dell’Interno ne sconsigliava il Re, non perchè il Palmieri fosse un tristo o un ignorante, chè egli è un dotto uomo, ma perchè non è valente in filosofia come in fisica: il Re non ode e comanda che le cattedri di filosofia, di etica, e di storia dei concilii, sien dichiarate di fiducia reale e che le saranno occupate da chi egli vuole.