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dovrebbe dar loro un abito, si dà ogni diciotto. Vedi non uomini ma bestie, nudi nati, pallidi, affamati, rodon le bucce e i rimasugli gettati da qualche prigioniero che si è comperato il cibo; per un grano si scannano, si sotto pongono ad ogni vergogna. Si diedero dugentomila ducati per migliorar lo stato dei prigionieri, il Ministro dell’Interno abilissimo in questi giuochi se li fece sparir tra le mani; il Re per gastigarlo gli ha tolta l’amministrazione delle prigioni, e l’ha affidata nelle mani anche oneste del Ministro delle Finanze. Ecco giustizia di Re; ecco onestà di Ministro!

Altra grande miseria del nostro miserrimo paese è l’infinito numero di mendici che si veggono in tutte le città del regno, e dalle provincie piovono in Napoli. Nulla fa il governo per impiegar tante braccia, per impedire tanta corruzione: solamente se ne vergogna quando arriva qui qualche Sovrano forastiero (come quando vedemmo quella feroce belva di Niccolò di Russia): ed allora la Polizia afferra ogni sorta di persone e la getta in carcere, o la rimanda a morir di fame nelle provincie. In nessun paese del mondo v’ha sì grande numero di mendici come sul nostro; il che mostra il buon cuore del popolo, che soccorre a tanta gente, e l’infamia del governo che non se ne cura; dappoichè tutto quello che si fa per soccorrere i poveri si fa dai privati, o da istituzioni fatte da privati, il governo non vi spende niente, e vi mette la mano sol per opprimere e rubare. Per questa colpevole trascuranza i mendici ogni giorno si moltiplicano, ed alcuni diventano ingegnosamente feroci; prendono in fitto uno storpio o uno scemo, e lo van mostrando per le vie; prendono in fitto i bambini, e li ammaestrano a piangere e gridare, e talora stringono, pizzicano, pungono quelle misere creature per farle stridere, e muovere più efficacemente la pietà dei passanti. Ti si spezza il cuore a quelle strida, e con sentimento misto di pietà e di dispetto se