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a’ contadini; si grida da ogni parte: si chiama il rendimento de’ conti, si crea una Commissione, della quale è capo... il Ministro. In un regno sì bello e sì fertile che potrebbe nudrire il doppio degli abitanti che ha, spesso manca il pane, spesso si trovano uomini morti per inedia: spesso si deve far venire il grano da Odessa, dall’Egitto, e da paesi che si dicono barbari. Se domandate ai Ministri: sapete quanto grano si fa? Sapete quanto ne bisogna pel regno? Nol sanno: non sanno quel che sa e fa ogni padre di famiglia, il quale registra ciò che gli entra, osserva quel che consuma; se ha soverchio il vende: se ha bisogno si provvede a tempo: se è ben provveduto e vede che gli manca non dubita che è rubato; cerca di punire il ladro. E pure i Ministri ed il Re non giungono a tanta altezza di scienza; non conoscono altra statistica che quella che numera ogni tre anni quante sono le pecore che si chiaman sudditi delle Sicilie; si abbandonano tutti alla Provvidenza di Dio, ed alle cure dei proprietari, e quando vedono che il popolo ha fame e grida, proibiscono l’estrazione del grano, vi tolgono il dazio per un paio di mesi, dicono ai frati di far larghe limosine, di pregare Iddio, che mandi una buona annata1. Ma i proprietari invece di esser protetti ed aiutati, come quelli che sono veramente utili, si tengono come spugne, per empirli e spremerli. Oppressi dalle gravezze, scemati dagl’Intendenti, da Sott’intendenti e da ogni maniera d’impiegati, impediti nel commercio (perchè nelle province non sono strade, perchè il Ministro e pochi

  1. I più ricchi e potenti mercatanti di grano in Napoli sono i fratelli Rocca; i quali fanno un monopolio che tutti sanno. Pel caro di quest’anno 1847 il Re ha fatto venire alquanto grano, e con la sua solita logica ha dato il carico ai fratelli Rocca di comprarlo, macinarlo, e venderlo.