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giornale, e la censura dei fogli periodici, e dei libri non più lunghi di dieci fogli di stampa.
Non è a dire quanto sono stolti e ridicoli questi censori, i quali non solamente vietano di scriversi tutto quello che vien loro comandato di vietare, ma cassano e aggiungono quello che è secondo il loro gusto, e le loro opinioni particolari, il loro capriccio: e mentre da una parte cancellano le parole popolo, cittadino, nazione, dall’altra fanno stampare certe scritture sciocche e bestiali che svergognano la nazione. Inoltre oggi permettono quel che ieri proibirono, e proibiscono quel che ieri permisero: non vi è gente che più di questa strazia il senno comune; danno la tortura a coloro che vogliono scrivere in un paese dove si deve tacere, soffrire, pagare, confessarsi e lodare il Re. La compilazione del giornale consiste nel volgere e troncare le notizie straniere, ed i soli atti del governo che si fanno noti pubblicamente, sono che il Re ha preseduto al Consiglio di Stato, che ha traslocati magistrati, che ha fatto un trattato di commercio. Talvolta ancora il Ministro sentendosi morso da qualche giornale forestiero, scrive egli stesso qualche articolo, del quale se ne riconosce l’autore ad uno stile sbirresco ed arrogante; ed alla sottoscrizione X, Y. O Del Carretto opprimici ma non iscrivere! Lo stolto talora parla di cose che il pubblico, non sa, perchè non legge i giornali forestieri, ed egli, gliele fa sapere con le sue gendarmesche spavalderie; le quali fanno ridere anche i fanciulli, che vi trovano i più nuovi spropositi di grammatica. La gente onesta geme a tanta baldanzosa vigliaccheria: e così siamo oppressi dentro, e svergognati fuori.