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in odio del Ministro che gli fece torre ogni impiego. Or quanti pochi sono coloro che hanno il coraggio e la dignità del Marcarelli! Veggasi dunque che le generosità del nostro governo sono ingegnose oppressioni.

Quando poi non ci sono pruove da fare una causa, basta una denunzia anonima, o un sospetto per far chiamare le persone fin dalle lontane province, e gettarle in una prigione, dove stanno finchè piace al Ministro, o vengon mandate sopra un’isola a morir di fame e di stento, senza nemmen sapere la cagione della loro pena, senza essere interrogati una volta. Nelle carceri ci sono alcuni sventurati da dieci, da quindici, da vent’anni, non giudicati, ma per comando della Polizia. Negli affari di Stato la Polizia può ritener in carcere le persone anche dopo che sono state assolute da un tribunale, può mandarle in un’isola, o anche in esilio; può fare ogni più scellerata cosa, e la fa sfacciatamente. Negli affari più lievi il primo ordine del Ministro, la prima parola che gli esce di bocca, senza vedere, senza udire, è l’arresto, le manette, le mazzate. Ogni birbone che vuol offender altrui, o vendicarsi, inventa un’accusa, la quale basta per l’arresto di un uomo, per perderlo ne’ suoi negozi, per subissarlo nelle sostanze. E questo si dice mantener l’ordine pubblico. Quello che il Ministro fa in Napoli, nelle provincie lo fanno gl’Intendenti, i Sotto-Intendenti, i Commessarii, gl’Ispettori, i Giudici regi. Nelle Calabrie poi è rotto anche quest’ordine feroce: chè quelle regioni sono in uno stato di guerra permanente. Egli è vero che le Calabrie sono state sempre il paese dei briganti, per l’indole fiera degli abitatori; ma è vero ancora che il governo costringe quella dura gente al delitto, e la Polizia ve li fa pullulare. I briganti cercano ai proprietari qualche somma di danaro, ed avutala, offendono solo chi li offende, vivono soli, guardinghi, tranquilli. La gendarmeria che deve perseguitarli tassa i proprietari per ar-