Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/3

CAPO PRIMO



INTRODUZIONE


Gli stranieri che vengono nelle nostre contrade guardando la serena bellezza del nostro cielo e la fertilità dei campi, leggendo il codice delle nostre leggi, e udendo parlar di progresso di civiltà e di religione, crederanno che gl’italiani delle Due Sicilie godono d’una felicità invidiabile. E pure nessuno stato d’Europa è in condizione peggiore della nostra, non eccettuati nemmeno i turchi; i quali almeno son barbari, sanno che non han leggi, son confortati dalla religione a sottomettersi ad una cieca fatalità, e con tutto questo van migliorando ogni dì; ma nel regno delle Due Sicilie, nel paese che è detto giardino d’Europa, la gente muore di vera fame, è in istato peggiore delle bestie, sola legge è il capriccio, il progresso è un indietreggiare ed imbarberire, nel nome santissimo di Cristo è oppresso un popolo di Cristiani. Se ogni paesello, ogni terra, ogni città degli Abruzzi, de’ Principati, delle Puglie, delle Calabrie, e della bella e sventurata Sicilia potesse raccontare le crudeltà, gl’insulti, le tirannie che patisce nelle persone e negli averi; se io avessi tante lingue che potessi ripetere i lamenti e i dolori di tante persone che gemono sotto il peso d’indicibili mali, dovrei scrivere molti e grossi volumi; ma quel pochissimo che io dirò farà certo piangere e fremere d’ira ogni uomo, e mostrerà che i pretesi miglioramenti che fa il nostro governo sono svergognate menzogne, sono