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mostravano le cicatrici delle ferite, e narravano quello che avevano patito dal più sfacciato ladro e carnefice tra i Commessarii di polizia, il Campobasso. Noi chiamiamo in testimonianza quegli scienziati, essi tornati a loro paesi han dovuto narrare che orrori hanno uditi e veduti. La Polizia non se ne vergognò: ed il Ministro si sdegnò contro tutti quei rivoluzionarii che si chiamavano scienziati; i quali, come ei disse ad un suo confidente, erano venuti a turbare la pace del regno e sua.

Cominciato il processo il Commessario ed il Cancelliere lo menano per le lunghe, aspettando che vengano i parenti degli imputati ad acconciar la faccenda con denari: ed i commessi, che sono impiegati senza soldo, e vivono desiderando delitti e morti, e scorticando chi vien loro alle mani, i commessi si preparano co' birri al guadagno ed alla festa. Gli avvocati criminali con grosse mance si tengono amici i cancellieri ed i commessi, e mutano a loro voglia i processi; sicchè colui che non ha per dare a tutta questa turba affamata soffre ogni pena, ogni crudeltà; su di lui mostrano tutto lo zelo e si fanno onore i manigoldi della Polizia. Un uomo di civil condizione fu arrestato come ladro; gli furono trovati in casa parecchi orologi, anelli, orecchini, collane, ed altri ornamenti d’oro: confessò sette furti fatti con chiavi false a sette mercatanti; fu ben trattato in carcere, ebbe la piccola pena di sei anni di reclusione. Il Re clementissimo gli fece grazia prima di quattro anni, poi di quindici mesi, poi delle spese del giudizio. Aveva dato trecento ducati al Commessario Campobasso, che con tanto amore lo protesse e gli fece avere perdono. Non dirò il nome del ladro; ma la causa fatta nel 1841, il processo e i rescritti di grazia stanno nella Corte Criminale di Napoli, e chi vuole può leggerli.

Per i delitti di Stato non v’è altra pena, che o morte o galera: i processi son fatti dalla Polizia segretamente,


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