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del mio letto, ed egli compagnescamente viene a distendersi vicino a me, e per lunghissime ore mi parla della sua famiglia con affetto immenso che quasi mi sforza alle lagrime. «Mio nonno», egli dice, «era un prete albanese, ed io me lo ricordo vecchio vecchio, di novantasei anni, accanto al focolare con un bastoncello in mano, col quale tirava bastonate da orbo alla pignatta che bolliva al fuoco, o alla povera madre mia che cuciva vicino a lui, credendo che fosse il gatto o il cane che forse gli era passato fra le gambe. La mia famiglia era povera; ma mio padre attendendo ai lavori della campagna, e mio zio prete amministrando e regolando gli affari di casa, solamente con le fatiche e col giudizio, a poco a poco ci hanno acquistato una certa comoditá.

«Mia madre che aveva nome Marta, fece cinque figli tutti maschi, dei quali io sono il primogenito, e la perdei che avevo sedici anni. Povera madre quanto mi amava, e che crudele malattia ella ebbe! Io la vestiva, la prendeva tra le braccia, io la tramutava da un letto ad un altro, ed ella morí tra le mie braccia chiamandomi a nome e benedicendomi.

«Io l’accompagnai alla chiesa, io primo mi accostai alla bara, le baciai la mano e la faccia per l’ultima volta. Quanto era buona quella cara mamma e quanto mi amava!

«Rimasti cosí tutti e cinque noi fummo educati da un nostro zio, che è un savio e dabben uomo, e ci ha tenuto luogo di madre e di padre. Mio padre, come sapete, è morto per una caduta da cavallo, e qui ne ho avuto la trista novella. Nel carcere di Cosenza seppi d’aver perduto di febbre un fratello. Ora la mia famiglia si compone di mio zio, di tre fratelli, e di me che sono nell’ergastolo, e non so se potrò rivedere la casa mia, se potrò tornare accanto a quel focolare dove ho veduto mio nonno, dove ho dormito tra le braccia di mia madre, dove baciavo le vecchie e dure guance del padre mio, quando la sera tornava dai campi; se potrò sedere un’altra volta a mensa con mio zio e coi miei fratelli vicino a quel fuoco; se potrò un’altra volta baciare la mano al mio buon zio, e chiedergli perdono dei miei trascorsi giovanili, che tanto