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42 parte terza - capitolo v [328]


altri e maggiori delitti: e riparate al danno della societá offesa facendo pagare al colpevole le spese del giudizio ed una multa, cioè dispogliate gl’innocenti figliuoli e li costringete voi stessi a commettere le stesse colpe che avete punite nel padre. Non dite che alcuni uomini non possono correggersi: ma voi li avete prima educati? avete fatto nulla per impedire i delitti? e dopo i delitti avete tentato alcun mezzo per correggerli? Pane e lavoro sono gli elementi di ogni educazione, i mezzi per domare ogni durezza, per mansuefare ogni fierezza. Scacciati i grandi scellerati dalla societá che essi hanno offesa, adoperati tutti i mezzi per correggerli, e se non vi riuscirete, fate almeno che le sieno utili col lavoro delle loro mani, non di peso e di scandalo. Occupateli nel lavoro, e li correggerete sicuramente, li renderete morali, perché il lavoro cangia gli uomini; come appiana i monti, ricolma il mare e fa mutar faccia alla terra. La pena sia dura, sia lunga, ma senza sdegno, come cosa fatale e necessaria, ma abbia un fine ed una speranza. Dopo lunga espiazione, dopo che la sventura li avrá domati, dopo che una voce saggia e cristiana li avrá ammaestrati amorosamente, avrá loro fatto conoscere l’orrore del delitto commesso, e fatto sentire il rimorso; dopo che saranno santificati dal lavoro; dopo venti, venticinque, trent’anni (e trent’anni sono una vita!) oh, allora lasciate a’ pentiti un misero avanzo de’ giorni, lasciate che ritornino alle loro famiglie, che muoiano nella loro terra, che una mano cara lor chiuda gli occhi, ed il becchino non rompa loro il cranio con la zappa prima di seppellirli. Voi togliete all’uomo quel celeste conforto che Dio gli ha dato quasi per compensarlo di tanti mali, di tanti dolori e di tante amaritudini onde è sparsa la vita, voi gli togliete la speranza consolatrice: uccidetelo piuttosto, ma non gli lasciate la vita senza speranza, senza il frutto del pentimento; perché lo irriterete di piú, lo renderete piú feroce di belva e piú malvagio. La pena dell’ergastolo non è né giusta, né utile né cristiana. Sta scritto che Iddio vuole la penitenza non la distruzione del peccatore: adunque il vangelo è falso, o questa pena è empia, e chi la