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[577] seconda difesa di luigi settembrini 291


Che dopo lo scioglimento delle Camere questo comitato prese nome di alto consiglio della setta, e che arrestato l’Agresti ne fui io il presidente.

Signori, il Margherita nella sua prima dichiarazione voleva dir tutto, perché incomincia cosí: «Narrerò schiettamente come, quando e da chi fui tratto in inganno, e se colpa vi è si deve ai capi attribuire»; poteva dir tutto, perché egli era unitario, come lo dimostra il suo diploma che ha la data del 1° marzo 1849; e questo grado di unitario è un alto grado della setta, secondo l’articolo 5 delle Istruzioni, nel quale sta scritto, che gli unitari sono i presidenti ed i consiglieri dei circoli. Se dunque il Margherita voleva e poteva parlare, perché non parlò dell’alto consiglio perché disse che non ci conosceva? perché egli unitario scambia i nomi? Quel suo comitato centrale era cosa settaria o non settaria? Se era cosa settaria, mi si dica dove sta nominato nelle Istruzioni un comitato qualunque? Se non era cosa settaria, come si veniva a mettere nella setta, che doveva avere i suoi ordini, e le sue gelose gerarchie?

Questa trasformazione di comitato centrale in alto consiglio, non sarebbe stata la piú arbitraria, la piú flagrante violazione di una liturgia non creata qui in Napoli, come si lascia travedere dallo stesso atto di accusa, e che doveva essere rispettata da tutta la famiglia dei settarii? Egli è un gran fatto, un fatto immenso, che il Margherita nella prima dichiarazione abbia taciuto dell’alto consiglio, e che ne abbia parlato nella seconda, facendolo nascere da una trasformazione assurda ed impossibile. Questo fatto dimostra che nella seconda dichiarazione il Margherita sicilianamente poetò, scelleratamente inventò, e per inventare verosimilmente cercò di ricordarsi degli statuti della setta. Ma appunto questi statuti lo confondono e lo dimostrano calunniatore.

Ma, o signori prendiamo le Istruzioni, e non vi troveremo parola né di comitato né di alto consiglio: vi è solo un gran consiglio composto di sette grandi unitari, quasi dei sette savi della Grecia senza presidente, secondo l’articolo 6. E questo gran consiglio per i documenti stessi stampati dall’accusa non esisteva, né poteva esistere in Napoli. Il primo documento comunica cosí: «Il gran consiglio della setta della unitá italiana agli unitari della provincia di Napoli salute e libertá», e finisce: «venite anche voi, salvate» ecc. Il qual documento evidentemente non fu scritto in Napoli. — Il secondo documento è il programma della setta; nel