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procurator generale fa tutto dipendere dalla setta: il Margherita dá alla setta i capi: quindi vinto il Margherita saranno schiacciati le teste dell’idra, sará rotta, sgominata, confutata l’accusa.

Io ho veduto che il procurator generale nella sua requisitoria ha fatto gran caso delle istruzioni della setta, onde ho voluto leggere e considerare attentamente queste istruzioni, e i documenti che seguono, e con esse alla mano io torrò la maschera all’impostura.

Tra l’immenso numero di accusati confessi, testimoni, e denunzianti che sono in questo processo, il solo Luciano Margherita parla di un preteso, or comitato, or consiglio regolatore della setta, ne nomina i componenti, e ne dice le decisioni e le operazioni.

Imperocché il Vellucci, il Piterá, il Faucitano, l’Errichiello, l’Antonetti, il Vallo ed altri, tutti avevan parlato vagamente di quell’intrigo che chiamasi setta, ma nessuno di essi era salito piú su del Giordano e del Sessa, a cui eran dati i primi onori, i primi gradi, e la direzione di un comitato di operazioni. Bisognava riempire questo vuoto che era nel processo, e forse nell’animo dei processanti: bisognava che le sparse fila si raccogliessero, che coloro i quali erano stati vagamente calunniati dal Iervolino e dal Marotta fossero piú direttamente feriti al cuore. Ed ecco venire su le confessioni del Margherita.

Primamente è degno di tutta la vostra attenzione, che il Margherita non parla per iscienza propria, ma per detto del Giordano e del Sessa, per modo che se mai costoro un giorno dessero pruove innegabili che costui ha mentito, voi dando fede ai suoi detti, e ritenendoli come elementi di una condanna capitale ed irretrattabile, potreste pentirvi amaramente di avergli creduto. Chi vuol calunniare il prossimo senza darne pruove, dice sempre di aver saputo e di aver udito da altrui. Ed il Margherita molto dice e nulla pruova.

Nella prima dichiarazione dice, che per fame ei divenne settario, che il 1° marzo ebbe il diploma, che il fine della setta era di mantenere la costituzione, che udí dal Sessa e dal Giordano, che il Pironti, l’Agresti, ed il Settembrini ed il Persico eran membri del comitato centrale, ma che egli non li conosce, né li ha mai veduti. Nella seconda dichiarazione afferma di aver udito dire dagli stessi Giordano e Sessa, che questo comitato centrale dirigeva tutte le mosse del partito liberale, che era presidente l’Agresti, io segretario, il Persico cassiere, gli altri membri, e piú di dodici.