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[575] seconda difesa di luigi settembrini 289


Nel brano che siegue si scorge lucidamente quello che io dissi, cioè che il Carafa non confessò quello che sapeva, ma ripetè stranamente quello che aveva inteso, «Arrestati Agresti e Settembrini, non so chi in seguito sia stato il capo, poiché io nulla sapeva del progresso ed andamento di questa setta. So che non ha guari è partito per Campobasso Ferdinando Mascilli; mi disse andare per suoi affari particolari, ma io lo aveva spesso veduto con w:Michele Pironti e Michele Persico, de’ quali non so se appartenevano alla setta».

Vedete quante cose e nomi sono accumulati in pochi versi. Se egli in molti luoghi di questa lettera dice e ripete che nulla sapeva, che nulla gli si faceva sapere, come afferma poi che Agresti e Settembrini erano stati capi? Quando, da chi, per qual modo l’aveva saputo? Non è egli evidente, ch’ei si ricordava delle parole dell’istruttore, che per iscoprirlo gli nominava l’Agresti, e me, ed il Mascilli, ed il Pironti, ed il Persico? E vedete come egli ricordandosi di quel che aveva udito dir del Mascilli, e riferendone un fatto innocente, qual’è la gita in Campobasso, l’avvelena con questa aggiunzione, «mi disse andare per suoi affari, ma io lo aveva spesso veduto con w:Michele Pironti e Michele Persico».

Insomma questa lettera è uno sragionamento, un delirio, un vaniloquio, ed il Carafa che non si è mostrato mai stolto, ha avuto ragione di ritrattarla; perché in essa non si disse cose ch’egli sapeva, ma trasfigurò le cose che aveva intese dall’istruttore, il quale parlava non per suggerire ma per iscoprire il vero.

Margherita. — Se il Iervolino nella ratifica del suo primo libello, gittando un motto in aria dice che io e molti altri che nomina occupavam gradi nella setta: se il Romeo dice di aver udito dire che il Poerio, il Proto, e due ministri con me eran capi della setta; se il Carafa ripete da pappagallo che io ero capo; viene ultimo il Margherita, e mi crea prima membro d’un comitato centrale, poi membro d’un alto consiglio, poi segretario, poi presidente.

Signori, il Margherita è stato combattuto e distrutto dalla eloquenza dei difensori; consentite che ne parli anche io a modo mio. Io voglio dimostrarvi che ha mentito, voglio dimostrarvi perché ha mentito, voglio dimostrarvi che egli invece di essere l’Atlante del processo come si crede, è per contrario colui che ci svela tutta la impostura e gl’impostori che si chiaman setta e settarii. Il

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - ii. 19