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[571] seconda difesa di luigi settembrini 285


momento egli veniva da me! Fu il caso dunque, fu il suo buon genio che ve lo condusse allora? No: fu la sua malvagitá. Egli non conosciuto da me venne tra gli sbirri ad arrestarmi, venne in compagnia di colui al quale egli scrisse quella sua lettera presentata dal Poerio, venne e vide quella parte della casa che descrive; venne per godere del mio arresto e del dolore che egli gettava nella mia famiglia, venne per feroce sbirresca curiositá, venne per accertarsi del fatto pel quale sperava e forse ebbe compenso: venne quella volta sola.

Né la polizia ha voluto convincersi del contrario, dappoiché non interrogava la mia vecchia serva e la donna che abitava nel palazzo, dalle quali il Iervolino afferma che fu veduto, e che dimandava se io era in casa. Quando io negava e il Iervolino non solo affermava ma indicava testimoni, perché non interrogar queste due donne? Perché si sarebbe scoperto il vero, perché si voleva mettere ombre e non luce attorno alla dichiarazione di costui. E per la stessa ragione mi si negava di pormi in contraddizione col mio accusatore, siccome io chiedeva sin dal mio primo interrogatorio, perché si sapeva che io poteva confonderlo come aveva fatto il Mignogna, poteva mostrare la calunnia fin da principio.

Or quale altra pruova voi volete, o giudici, che costui è un ribaldo calunniatore, quando io vi ho mostrato che egli nelle sue dichiarazioni va sempre crescendo di malizia, e ad ogni passo dice e contraddice, che si asserisce settario e non sa neppure lo scopo della setta, che non mi conosceva ma spiava i miei passi per calunniarmi, che veniva in mia casa quando io fui arrestato, per pascersi e godere della mia sventura? Quando avete veduto che la polizia stessa lo credeva mendace, e non istruiva su le sue denunzie? E se a tutto questo aggiungerete ciò che fu detto dai testimoni Marincola e Mazzola, e ciò che avrebber potuto dire i testimoni che io vi dava e voi mi rigettaste; avrete la piena dimostrazione, che non solo dovete dubitare, ma dovete esser certi che Luigi Iervolino è un calunniatore.

Ma costui ha presentato un proclama; ne parlerò quando dirò se io sono un cospiratore.

Romeo. — Gaetano Romeo dice, e poi piú volte disdice, che in casa Miele intese nominare come capi della setta il Poerio, il Proto, il Settembrini, e piú tardi v’aggiunge il principe di Torella ed il cav. Bozzelli. Ma da chi il Romeo intese dir questo? chi