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il governo può temere di voi?» Queste ultime parole rimasero profondamente scolpite nell’animo del Margherita, che le disse al Faucitano, e tutti e due dicevano fra loro e ad altri (fra’ quali al Catalano): «Vediamo, ricordiamoci chi conosciamo, e nominiamoli: quanti piú capezzoni nominiamo e facciamo venire qui, noi piú presto usciremo, perché questi salvando sé stessi salveranno noi».

«2. Vi dico adunque che tra la fine di settembre ed i principi di ottobre scorso anno essendomi io pronunziato con don Angelo Sessa e don Francesco Giordano di abbracciare il loro partito liberale, tanto che Sessa mi mise alla sua dipendenza come vi precisai nel mio interrogatorio, divenni l’intimo di essi Sessa e Giordano, e per mezzo dei medesimi venni a sapere che nella capitale vi era un comitato centrale, il quale dirigeva tutte le mosse del partito liberale, quel comitato si componeva dal signor Agresti, colonnello al ritiro, che n’era il presidente, don Luigi Settembrini segretario, don Michele Persico cassiere, don Michele Pironti, don Michele Primicerio, don Carlo Poerio, il signor Pica, il marchese Venusino, il duca Proto, un titolato di cognome Carafa, non che essi Giordano e Sessa, membri del detto comitato centrale, e qualche altro che non rammento».

Se questa dichiarazione si guarda, per servirmi di una felice espressione del procurator generale, «a traverso del prisma delle istruzioni della setta», le quali sono stampate fra i documenti dell’accusa, si vedrá chiaro che i suoi colori sono falsi; perché secondo queste istruzioni nella setta non v’è comitato centrale, non v’è l’ufficio di segretario, non di cassiere. Nelle istruzioni è proibito espressamente di nominare le persone, e quindi difficile di poter conoscere massime i capi: ed il Margherita, conoscente di un mese, giovine di studio del Giordano, non ancora settario ma semplicemente ascritto, diviene l’intimo di due persone, conosce tutti i nomi dei componenti il consiglio della setta, i loro diversi uffici. Chi gli avrebbe detto quando in agosto rivide il Pallotta, che sulla fine di settembre avrebbe saputo tanti segreti, conosciute tante persone, sarebbe divenuto anch’egli un personaggio importante? A me poi si deve dar sempre una penna in mano; se si ha a creare uffizio di segretario dev’esser mio. Chi può negare la cagione dell’odio che mi perseguita? Al povero Persico si dá la cassa, perché è un negoziante. L’Agresti, che non è un colonnello al ritiro, ma un ex capitano, e fu capitano aiutante maggiore nella guardia nazionale, dal Margherita è detto