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14 parte terza - capitolo ii [300]


della finestra ed anche sulle tavole del letto. Pochi fanno comunanza, perché il delitto li rende cupi e solitari: spesso ciascuno accende il suo fuoco, donde esce un fumo densissimo che ingombra tutta la cella e le vicine, ti spreme le lagrime, e ti fa uscire disperatamente su la loggia, dove trovi altre fornacette accese che fumano; ed invano cerchi un luogo non contristato dal fumo, che esce dalle porte, dalle finestre, da ogni parte. Alle due pareti opposte della stanza è legato uno spago, dal quale pende una canna, che dall’altro capo fesso in su tiene sospesa una lucerna di latta, la quale con questo ingegno può portarsi qua e lá, e pendere nel mezzo della stanza per dar lume la sera a tutti che fanno cerchio intorno e filano canape.

Tetre sono queste celle il giorno, piú tetre e terribili la notte; la quale in questo luogo comincia mezz’ora prima del tramonto del sole, quando i condannati sono chiusi nelle celle, dove nella state si arde come in fornace, e sempre vi è puzzo. O quanti dolori, quante rimembranze, quante piaghe si rinnovellano a quell’ora terribile! Nel giorno sempre aspetti e sempre speri: ma quando è chiusa la cella ed alzato il ponte levatoio, piú non aspetti e non speri, e ti senti venir meno la vita. Allora non odi altro che strani canti di ubbriachi, o grida minacciose che fieramente echeggiano nel silenzio della notte, come ruggiti di belve chiuse; talvolta odi un rumor sordo ed indistinto di gemiti o di strida, e la mattina vedi cadaveri nella barella. Quando stanco di ozio, d’inerzia, e di noia cerchi un po’ di riposo e di solitudine nel duro e strettissimo letto, mentre dimenticando per poco gli orrori del luogo corri dolcemente col pensiero alla tua donna, ai tuoi figliuoletti, al padre, alla madre, ai fratelli, alle persone care all’anima tua, senti il fetido respiro dell’assassino che ti dorme accanto, e sognando rutta vino e bestemmia. O mio Dio, quante volte io ti ho invocato in quelle ore di angosce inesplicabili! quante volte con gli occhi aperti nel buio io ho vegliato sino a giorno fra pensieri tanto crudeli, che io stesso ora mi spavento a ricordarli!