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188 parte terza - capitolo lxviii [474]


avviso. Si faccia, dico io; e l’ho detto da un pezzo. E approvo pienamente che la dimanda sia presentata dal cardinale di Capua, o da monsignor Tortora. Si faccia subito, purché tu sei salva, o Gigia mia. La dimanda sia fatta bene, vi si dica che non hai né cospirato, né parlato, né pensato a politica, ma a tuo figlio; e che è una triste calunnia quella che descriveva criminose le pratiche di una povera madre per aiutare suo figlio. Franchezza insomma, perché tu non hai coscienza di avere offeso nessun governo del mondo. Faccia Errico e subito. Questa sua lettera mi ha chiarito, mi ha fatto conoscere nettamente ogni cosa, ed io quantunque addolorato per la condizione in cui tu sei, pure so che è, che si fa, e si vuol fare, e sono meno agitato. Guardati, Gigia mia, e non farti arrestare; che la polizia ha molta stizza con te. Non voglio sapere dove sei; ti dico solamente guardati, ed abbi prudenza.

Aspetta pazientemente e non esporti agli insulti di una gente vile e sciocca.

Il tuo Luigi.