Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/193

[473] senza notizie 187


Gigia mia: e se non puoi a lungo, scrivimi anche una riga: rimanere senza lettere tue per me è rimanere senza luce e senza amore. Non mi rimane altra persona al mondo che tu, perché sai che i figliuoli pigliano altre affezioni; ora come io non debbo amarti e dolermi delle tue disgrazie?

Per scrivere di te, ti abbiamo chiamato Giulia: ma questo scambio di nomi ha prodotto un inconveniente, che io non ho notizie precise della cara e benedetta nostra figliuola, che abbraccio e benedico mille volte, e desidero che ella mi scriva due righe sole, e mi dica come sta ella e la sua bambina. Povera figlia, quanto deve ella sofferire per la mamma!

Che novelle vi sono? viene o non viene a conclusione questo affare del matrimonio e dell’amnistia, che ora m’importa di piú perché s’accomoderebbe anche il tuo affare. Questo trascinarci cosí a strazio è uno sfinimento. Finisse una volta, o non ci tormentassero piú con voci di amnistia, ché io ci saprò anche morire ridendomi altamente di chi mi fa stare qui. Sono dieci anni, e saria ormai tempo che vi si ponesse un termine. Del resto ci ho fatto il callo, e per me ci penso poco. Mi duole di te, diletta mia, che ora sei sola e perseguitata, e Dio sa che avrai a soffrire per essere andata a vedere tuo figlio. E che notizie hai del povero figlio? Ti ho dimandato tante cose di lui ed aspetto che tu me le dica quando potrai. Ho il cuore proprio lacerato, e mi fa male.

In ventura ti manderò il discorso intorno a Luciano. Ne ho fatto fare una copia da Gennarino, ma non posso farla pel fine che mi ero proposto. Io vorrei che se ne facesse una copia di carattere buono e chiaro, da mandarla a Panizzi ed a lord Holland, i quali sono nominati nel discorso, ed è dovere che io ne mandi ad essi una copia.

Le 9 ½.

Al momento che ti scrivo ricevo la lettera di Errico, che mi scrive che tu sei ricercata dalla polizia, e che egli pensa di fare in nome tuo una dimanda al re, e chiede il mio