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[467] racconto di mia moglie 181


faele. «Io sí». «Pel viaggio ho persona che v’accompagni: in Napoli poi dovete rimanere nascosta». «Sono disposta a tutto purché posso ritornare. Anche nascosta potrò vedere mia figlia e la sua creatura, e potrò aver cura di quello sventurato che ho nell’ergastolo».

Si pensò da prima farmi partire sopra un vapore postale francese, dove sarei stata nascosta tra carboni. Ma questo disegno non riuscí: il vapore fu visitato e rivisitato specialmente ne’ carboni. C’era stata una spia. Poi come cameriera sopra un altro vapore: e io mi comperai abiti e cuffie da cameriera, e mentre li provava in casa, venne Bixio, ed io gli dissi: «Che vi pare? sembro una cameriera?» E quel fortissimo uomo fece gli occhi rossi di pianto. Infine disse: «Qui c’è un solo mezzo, c’è una guida della quale io rispondo, una persona di mia intiera fiducia».

Il Bixio adunque trovò un suo uomo ardito e pratico, il quale aveva accompagnato due volte il Mazzini in Isvizzera, ed altri ancora, e questo Paolo Fassiolo fu stabilito che mi dovesse accompagnare a Napoli. Questi prese un passaporto regolare per sé e per sua moglie, e invece della moglie andavo io. Stabilito il cammino da tenere cioè, Genova-Pisa in diligenza, Pisa-Siena ferrovia, da Siena a Napoli vettura, il prezzo, ogni cosa, quando giunse il giorno della partenza uscimmo di casa, Raffaele e Bixio andavano insieme per isviare una spia che ci seguiva: io montai in diligenza con Paolo e dopo alcun tratto vidi Raffaele e lo salutai, egli vide soltanto la mano mia ed ebbe un grandissimo stringimento di cuore, a non potermi dare neppure un bacio.

La mia guida era un uomo accortissimo. Il viaggio non era continuo, [non] per non mostrare d’aver fretta, ma si stava un giorno o due in ogni cittá come se ci fossero affari da sbrigare o si andasse a diporto. Io rimaneva nell’albergo, egli andava girando e fiutando. Non voleva che io portassi gli occhiali verdi che davano sospetto: e come mi vedeva pensosa ed afflitta: «Coraggio signora, bisogna mostrare indifferenza». Si giunse a Roma, ed io volli un po’ vedere Roma,