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12 parte terza - capitolo ii [298]


mura in varie porzioni ciascuna contenente diverso numero di celle. Nello spazio tra la palizzata e le celle passeggiano i condannati; ed è brutto di fango e di acqua che vi gittano o vi cade da sopra. Per montare ai piani superiori vi sono due scale a destra ed a sinistra della gran tela di muro; ma chiuse da cancelli di legno tenuti da custodi. Il secondo piano ha innanzi una loggia coverta formata da un secondo ordine di archi, e larga quanto quella del terzo piano; ed è diviso in due porzioni. Nel terzo piano le ultime undici celle sono divise dalle altre, ed addette ad uso di ospedale: e queste sole invece di buchi esterni hanno finestrelle ferrate dalle quali si può vedere un po’ di verde e la vicina Ventotene; hanno invetriate, e pareti bianchite. Una metá delle celle del primo piano è destinata per un centinaio di condannati ai ferri: in tutte le altre celle sono gli ergastolani: nell’altra metá del primo piano i piú discoli; nel secondo i meno tristi; nel terzo quelli che han dato pruova di esser rassegnati. I soli condannati a ferri hanno la catena che li accoppia, e possono passeggiare nel cortile. Tra essi i fortunati vanno soli, portando o tutte le sedici maglie della catena o pure otto maglie: i fortunatissimi ne portano quattro e fanno uffizio di serventi o di cucinieri, votano i cessi, portano acqua, vanno a spendere alla taverna: sono beati quei pochi che escono fuori a lavorare la terra. Gli ergastolani non hanno catena; ma nessuno può uscire del suo piano e del suo scompartimento, un tempo nessuno poteva uscire della sua cella. Queste divisioni sono necessarie per impedire le continue risse che nascono per stolte e turpi cagioni, e pel sempre funesto amore di parti; dappoiché questi sciagurati, che una pena tremenda dovrebbe unire, sono divisi tra loro secondo le province: e siciliani, calabresi, pugliesi, abruzzesi, napoletani si odiano fieramente fra loro, spesso senza cagione e senza offese; e se per caso si scontrano si lacerano come belve e si uccidono. Non si cerca di spegnere questi odi di parte, perché per essi si hanno le spie, si vendono favori, si fanno eseguir vendette, si fa paura a tutti: una è l’arte di opprimere, ed ogni malvagio la conosce.