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XXXIV

(Piano d’evasione)

(continuazione).

Santo Stefano, [luglio] 1855
(è invece posteriore al 31 agosto).


 Cara mia,

Non ti scrivo secondo il modo d’Alberto perché ci vedo poco, e per poco vedere sono infastidito. E poi debbo scriverti tante cose!

Ebbi la tua dalla gentile persona con gli originali di Panizzi. Ti risposi: credo avrai ricevuta la mia risposta.

Desidero che sia vero ciò che t’ha detto Temple, ma non ci credo troppo: né per questo mese, né per molti altri si vedrá nulla di bene. E poi mi pare una stranezza quella, che se non [v’]è in questo mese, non v’è da sperar piú. Non vorrei che per aspettare si perdesse quest’occasione, e cosí rimanessi fuori dell’una e dell’altra speranza. Io credo che Panizzi non conta troppo su queste speranze, e che avendo ricevuta la mia lettera sia giá deciso pel sí, e subito, perché egli non può rimanere lá molto tempo. Io gli scrissi dal 6 al 18, e giorno di sabato: credo che il giorno fissato sará il 6 o il 13. Tu o hai ricevuto, o al piú per la fine del mese riceverai l’avviso: fa di mandarmelo subito. Non mandarmi mai l’originale di Panizzi, ma ne farai fare copie da Alberto: tu mi scriverai del cholera, di Raffaele. Avrai mie lettere da un marinaio fidato d’un mio amico in Ventotene, il quale manderá a me la tua risposta: ne avrai per Paolo o Giovanni. Tu dimanderai a Giovanni qual mezzo v’è per mandar subito una lettera qui; (dato il caso che quando verrá da te Giovanni tu non hai avuto ancora l’avviso); e saputolo ne profitterai quando potrai. Avuto l’avviso manderai le copie d’Alberto per Giovanni, per chi potrai, manderai a chiamare anche Nicola per